Anzio (Roma) |
Coronavirus. Chi si sarebbe mai aspettato una tragedia simile di questi tempi? Sicuramente non i giovani che hanno ancora l’intera vita davanti da godersi a pieno. Giovani a cui, a causa di questa strage, la vita è stata negata.
Stiamo passando un anno e chissà quanto altro tempo passeremo convivendo con le limitazioni. Quanta paura e angoscia in questa parola. Essa rappresenta la privazione di alcune abitudini che sono comuni nella vita di tutti i giorni. I giovani d’oggi non sono pienamente abituati alle regole, sembrano soffocare. Sono come una mano intorno al collo che a ogni movimento stringe sempre di più. Possibile associare a un’anaconda ciò che il coronavirus sta facendo all’Italia e a tutto il mondo. Probabilmente così potremo spiegare in futuro cosa è stato per noi questo “particolare evento”. Le regole sembrano, appunto, soffocare chiunque: dai più piccoli ai più grandi. Nessuno sta vivendo questo 2020 a pieno, seguendo le aspettative, i propositi, gli obiettivi o i traguardi. Penso che chiunque stia aspettando di risvegliarsi da questo incubo che sembra non avere fine.
La normalità. Il traffico la mattina, i negozi e le piazze affollate, i giorni tra i banchi di scuola o negli uffici, il “un caffè e un cornetto, grazie” la mattina nel solito bar. Questa è la normalità che un po’, nonostante la frenesia delle giornate, manca anche alla vivace città, ora spenta. Le manca tra le sue strade deserte la gente che urla, ride e colora il silenzio assordante che rimbomba tra i vicoli più remoti e dimenticati.
Affrontando il discorso “scuola” si possono dire innumerevoli cose. La scuola è nata anche per rafforzare i contatti tra persone, non solo per imparare a fare le divisioni o moltiplicazioni, sapere cosa sia successo tremila anni fa, sapere chi siano gli autori italiani più celebri o cose del genere. La scuola insegna il principio più bello e importante della vita tramite la convivenza con individui anche sconosciuti: l’essere un adulto e, un giorno, comportarsi da tale. La scuola offre le migliori condizioni a livello culturale e formativo per diventare un cittadino modello. La scuola aiuta a crescere poiché lì si subiscono le prime ingiustizie e in quei momenti si capisce che non è il più furbo a essere il più bravo ma colui che si impegna, poiché l’impegno viene sempre premiato e riconosciuto. Come può la scuola fornire questi insegnamenti tramite un computer? Questi valori si insegnano dal vivo, contando sulla propria pelle gli sbagli. Aspetteremo il ritorno della famosa e attesa Normalità.
“11 marzo 2020, giorno di chiusura totale. Le strade vuote, negozi chiusi, la gente non usciva più. L’unica cosa positiva era l’inizio della primavera, arrivata in punta di piedi, ignara del dolore che stava subendo l’umanità. I fiori stavano sbocciando, erano tornate le rondini e le giornate cominciavano ad allungarsi.
Non si sentiva più l’odore di pane appena sfornato o ciambelle fresche la mattina per le strade. Dall’11 marzo è cominciato il periodo in cui si poteva uscire solo per fare la spesa. Il periodo in cui i militari controllavano le uscite ai confini comunali o nazionali, il periodo in cui non c’erano più posti negli ospedali e la gente si ammalava continuamente. Il periodo in cui l’unico aiuto che si poteva offrire era restare a casa, il periodo in cui chiunque si propose come dottore per salvare vite ingiustamente prese. Iniziò il periodo in cui il mondo sembrò fermarsi, in lutto, l’economia andò a picco, aspettavamo il giorno della “liberazione” attaccati alla televisione, aspettando l’annuncio del ministro. Scenderemo tutti nelle piazze per abbracciarci e stringerci forte. Ci riprenderemo la nostra vita a poco a poco.” Ho fatto più di una riflessione del genere durante il periodo di quarantena. Probabilmente questo sarà ciò che racconterò, sia io che il resto delle persone che stanno affrontando questo periodo, ai ragazzi futuri, che spero saranno ignari di ciò. La speranza che un fatto del genere non accada, perché non voglio che nessuno si perda anni di vita e si ritrovi condizionato e privato delle sue abitudini.
Ma siamo certi che ci riprenderemo la Normalità? Sicuramente ci saranno molti cambiamenti: facce coperte da mascherine, paura, paura e ancora paura.
Nonostante la vittoria contro questo virus non ci potremo godere la vita a pieno poiché gli occhi e l’attenzione saranno sempre rivolti ai minimi dettagli e alle famose limitazioni. Condurremo una vita fatta di regole, di cose che si possono o non si possono fare, una vita privata, per un periodo, di contatti fisici. Sarà sicuramente tutto totalmente diverso dalla Normalità. Ci dovremo abituare alle distanze, che entreranno a fare parte della quotidianità. Ci abitueremo a non fare più le cose più banali a causa delle restrizioni. Ci scorderemo di queste piccolezze che ci hanno accompagnati per anni e, quando sarà possibile farle, nessuno correrà a esaudire i propri desideri. Potremo pensare ai viaggi turistici, miliardi di persone che si spostano da città a città per visitare posti dove sono stati altri individui, probabilmente infette. Ci sarà paura di tornare alla Fase 1. Soltanto quando sarà trovata una cura efficace al 100%, il mondo tornerà a vivere. Nessuno si scorderà dell’anno 2020, l’anno in cui il mondo ha collezionato ferite e perdite. Questo evento è ben diverso dalla guerra: l’unica cosa che accomuna il virus e la guerra sono le persone che hanno dato la vita. Nella guerra c’è uno stato o una comunità che vince e una che perde. In questo momento, nessuno ha vinto, solo il virus che si è preso la vita di persone deboli. Cosa possiamo garantire agli adolescenti, bambini, giovani in cerca di lavoro? Nulla. Non c’è una sicurezza a cui aggrapparsi. Milioni di persone durante questo periodo hanno perso il lavoro e sono costrette a cambiare città o paese, per sperare in una vita e ripresa economica migliore.
Saranno diversi i cinema, i concerti, le partite di calcio allo stadio, le serate ai ristoranti dove le persone saranno dimezzate. Ci saranno bar e locali semi-vuoti perché si dovranno rispettare le distanze di sicurezza. Passerà molto tempo prima di una ripresa totale della vita che ci ha caratterizzato tutti fino allo scorso anno. Come ogni cosa, passerà anche questa e spero di riassaggiare il sapore della mia normalità, fatta di amici e uscite in totale libertà, senza restrizioni di chi si può o non si può vedere.
Elena Stoian, 1 E Liceo Scientifico “Innocenzo XII” di Anzio (Roma)