Casoria (Napoli) |
A qualcuno importa come ci sentiamo?
È quello che mi domando ogni giorno.
Sono una ragazza di 18 anni, in procinto di fare l’Esame di Maturità, un esame che rimarrà nella storia, che sarà raccontato sui libri di storia. Un esame che vivrò con molta ansia, non solo per l’esame stesso, ma per ciò che sta accadendo attorno a noi…
Mi rivedo tra tanti anni a raccontare ai miei nipoti ciò che ho vissuto, come abbiamo affrontato questa situazione, tanto difficile e come l’abbiamo superata uscendone più forti di prima. Almeno, io spero sia così!
Anche se, quando penso a questa scena, mi sorge un dubbio: come farò a raccontare e a descrivere la paura che provo, l’ansia che sembra mi stia prosciugando?
È difficile spiegarlo poiché, anche per noi che stiamo vivendo la situazione, è difficile capirlo. Stiamo combattendo ogni giorno, in ogni momento, contro un nemico invisibile, silenzioso, che cambia ogni giorno e ci cambia ogni giorno, a volte non ci dà neanche la possibilità di dire addio a delle persone che amiamo che contraggono questo maledetto virus e sono destinate a stare da sole, lontane da tutti, in un letto d’ospedale per giorni e settimane, a vivere con con la paura perché non sanno se riusciranno a sopravvivere e non vorrebbero morire da sole, senza nessuno ad abbracciarli o a proteggerli per il loro tragico destino, e il solo pensiero mi fa stare male.
Ogni giorno mi sveglio, studio, mi rifugio nei libri, nella musica, nello sport.
Faccio di tutto per tenermi impegnata, per non pensare, perché ho paura di ricevere brutte notizie da chiunque, perché la maggior parte dei miei parenti ha più di 50 anni e non vorrei perdere nessuno di loro, specialmente perché non voglio che sia questo virus a farmi dire addio a queste persone, che amo più di ogni altra cosa, senza poterli né vedere, né sentire.
Se devo scendere a prendere qualcosa, o qualcuno nella mia famiglia deve andare fuori a comprare, prendere o buttare qualcosa, ho paura di abbracciarli al loro ritorno. Ho paura di star loro vicino ma perché ho paura di essere asintomatica e di diventare la causa per cui parenti o amici possano stare male, o peggio, incontrare la morte.
Mi sentirei in colpa a vita.
I miei parenti ed i miei amici sono coloro che ogni giorno mi danno la forza che manca dentro di me, sono coloro che ogni giorno mi danno un motivo in più per vivere ed essere felice e non voglio perdere nessuno di loro.
Per quanto possa essere triste e difficile questa situazione, non ho mai smesso di sognare, anzi, lo faccio più di prima, nonostante tutto.
Sogno il momento di quando ci diranno che siamo riusciti a sconfiggere questo virus, il momento in cui potremmo tornare ad abbracciarci senza paura e stare ammassati tutti insieme a ridere, giocare, scherzare. Sogno il momento in cui ritorneremo ad abbracciarci, quando ritorneremo a ballare, nonostante il sudore, quando ritorneremo a cantare e a fare il karaoke, il giorno in cui ritorneremo ad essere spensierati. Sogno il momento in cui festeggeremo la notte del 10 agosto, davanti a un falò, mentre si gioca a obbligo o verità. Sogno il momento in cui gli innamorati, come me, ritorneranno a baciarsi, senza paura, con amore e felicità.
Questo virus mi sta portando via tanti bei momenti dell’ultima fase della mia adolescenza, come i 100 giorni prima dell’esame, la notte prima degli esami, la paura di prendere un voto basso o di avere una ramanzina dai tuoi professori perché stai parlando. Quei momenti dell’ultimo anno che non dimenticherai mai, come anche il viaggio del quinto anno, che avrebbe dovuto unirci ancora di più.
Mi sta portando via l’estate della Maturità, forse l’ultima estate durante la quale potrò andare a dormire alle 5 e svegliarmi a mezzogiorno per tutta l’estate. Il sogno di poter andare al mare con i miei amici tutti i giorni e godermi l’estate con loro perché il futuro è incerto e non sappiamo cosa ci riserveranno i mesi da settembre in poi. C’è chi ha pensato di trasferirsi in un’altra regione, chi va all’estero, chi parte per fare il militare, amori che non sai se dureranno, anche se lo speri. Senti con certezza che chi hai al fianco è l’uomo della tua vita e che vorresti sposare, perché nonostante i momenti no della vostra relazione, vi amate e siete felici insieme e quindi lotti per far durare quella relazione.
Mi manca tutto, la scuola, gli amici, il mio ragazzo, mi mancano addirittura le litigate tra di noi, quelle che poi finivano con risate, abbracci e baci.
Nonostante il refrain che si ripete “andrà tutto bene”, la paura sembra non abbandonarmi mai.
Rimane.
Rimbomba.
Sempre più forte.
Mi chiedo, tutti dicono: “ritorneremo alla normalità”, ma dopo tanti mesi cos’è la “normalità”?
Questo virus ci ha tolto tanto, ma ammetto che ci ha anche dato tanto, ci ha fatto riscoprire la famiglia, l’amore, la bellezza delle piccole cose, ci ha fatto capire che ci siamo persi così tante cose perché eravamo accecati dalla tecnologia.
Per quanto potremmo tornare alla “normalità”, guarderemo tutto con occhi diversi, ci affacceremo e affronteremo la vita assaporandone ogni goccia. Spero in un modo migliore, che significa per me recuperare i momenti persi, ma recuperandoli veramente che non significa vedersi con gli amici e stare tutta la serata ognuno per conto suo con il cellulare tra le mani perché sarebbe rifare ciò che abbiamo fatto ogni giorno in questa quarantena, passando con frequenza dal telefono al computer, e, almeno io, non ne posso più. Mi manca il contatto umano e vorrei tanto fare cose che ancora non ho fatto e viverle con la massima felicità.
Ciò che sta accadendo ci sta segnando con cicatrice invisibili, profonde che scavano dentro di noi, che fanno così male, e a volte è impossibile cercare di attenuare il dolore che sentiamo.
Provo ad essere ottimista, anche se è molto difficile.
Però continuo a lottare, facendo dei sacrifici che devono essere fatti, per tutti noi, per la salute di ogni individuo su questa terra e, specialmente, per le persone a me care.
Provo ad abbattere la paura con la speranza, anche se è difficile.
Non so bene cosa accadrà dopo, ma spero che sarà tutto più vero!
Gaia Iavarone, I.S. “Andrea Torrente” di Casoria (Napoli)